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Katja Diehl: “I costi della circolazione delle auto li paga la società.”

Con il marchio “She Drives Mobility”, Katja Diehl è una delle voci più autorevoli a favore di una mobilità più equa. Il suo primo libro, pubblicato di recente, si intitola “Autokorrektur” ossia correggere l'automobilità ed è già nelle classifiche dei bestseller di saggistica. Nel corso delle sue ricerche ha raccolto molti aneddoti e intuizioni interessanti, che ha quindi deciso di condividere con noi.

Le teorie che seguono sono tratte da una lunga intervista con Katja Diehl nell’ambito della nostra serie di podcast Riese & Müller unplugged.

Katja Diehl © Linda Brack
  • Mobilità in Germania – status quo: non equa.

    “Grazie alle ricerche e alle interviste che ho realizzato per il libro, ho incontrato tantissime persone fantastiche con tantissime storie – a mio parere – sconcertanti sulla mobilità, che dimostrano come la gente venga esclusa o letteralmente costretta all’uso dell’automobile. Tutto questo mi ha dato la carica di energia necessaria per lottare a favore di una maggiore giustizia. Perché non devo essere io a decidere quale mezzo di trasporto debbano usare le persone. Se pensi che guidare un’auto sia il massimo, non sarò certo io a farti cambiare idea. Ma voglio comunque raggiungerti. Voglio che venga ripristinata l’equità e che alle persone che non vogliono guidare venga offerta un'alternativa. La battaglia più difficile è spiegare alla gente che il sistema che abbiamo oggi è ingiusto.”

  • #autokorrektur: dobbiamo usare le automobili in modo più razionale.

    Per me “Autokorrektur”, il titolo del mio libro, era una sorta di segnalibro su Twitter. Vedere cose che hanno fatto emergere grandi idee per la mobilità, al di là di quella che è l'automobilità – ad esempio, come i bambini creano un cosiddetto “bus” con tante biciclette e arrivano a scuola in modo sicuro nelle città olandesi – ecco, per me quella è una “Autokorrektur”. L'idea che si cela dietro a tutto questo è pensare l'auto in modo diverso o addirittura pensare a una mobilità che vada oltre l'auto. Io non voglio abolire le auto, voglio che se ne faccia un uso diverso. Attualmente abbiamo una media di utilizzo dell'auto di 45 minuti al giorno per persona. Per due tonnellate di acciaio e dodici metri quadrati di ingombro, questo dato denota una certa inefficienza! Con ciò non intendo negare che esistano persone che non possono gestire la propria vita senza un’auto. Dovremmo solo guardare meglio: la loro è una scelta deliberata o sono costretti dalla mancanza di alternative?”

  • In Germania mancano degli obiettivi concreti.

    “In Germania ci si potrebbe anche sentire a posto con la coscienza, perché qua e là la sensazione che qualcosa stia cambiando c’è, ad esempio le piste ciclabili pop-up e cose del genere. Ma poi, se si getta lo sguardo oltre il confine sui paesi vicini, la reazione è: Oh. Noi fin lì non ci siamo ancora arrivati. Ritengo molto positiva l’attuale presenza di politici come Anne Hidalgo a Parigi, che impone dei ritmi incredibili e consente di sperimentare dal vivo cosa significhi un'inversione di tendenza dei trasporti. L'obiettivo non è quello di eliminare le auto da una strada di 700 metri come la Jungfernstieg ad Amburgo, ma di escludere completamente la circolazione delle autovetture dalle rive della Senna, là dove prima esistevano otto corsie autostradali. Si tratta di un effetto “prima e dopo” ottenuto da un momento all’altro. E di certo nessuno dirà: “mi manca tanto il traffico di prima”. Sadiq Khan, il sindaco ad interim di Londra, ad esempio, ha affermato che entro il 2030 a Londra dovrà circolare quasi il 30% di auto in meno. Uno degli obiettivi della Germania è di portare almeno 15 milioni di auto elettriche sulle strade. E cosa significa? Sommato alle auto esistenti o in sostituzione dei motori a combustione? Comporta una qualche forma di decrescita? Il fatto che vengano acquistate sempre più automobili in definitiva è un segno che la politica dei trasporti non agisce in modo democratico, altrimenti si raggiungerebbe un equilibrio.”

  • L'infrastruttura in campagna è spesso una copia peggiorativa di quella in città.

    “Recentemente ho letto un sondaggio da cui è emerso che i residenti delle aree rurali sono disposti ad andare in bicicletta almeno quanto chi abita in città. Circa il 50% passerebbe immediatamente alla bicicletta, ma nelle zone rurali mancano completamente le piste ciclabili. Il paese dove abitano i miei genitori, ad esempio, dal punto di vista infrastrutturale è una copia della città, ma in peggio. Alcune conversazioni che ho avuto per il libro mi hanno aperto gli occhi. Quando le persone che vivono nelle zone rurali vanno in pensione e magari decidono di spostarsi con l'e-bike, capiscono improvvisamente quanto grave sia la situazione – sorpassi da vicino, non avere un proprio spazio e sentirsi un po’ come un animale selvatico che sta per essere investito. Prima di quel momento guidavano l’auto anche loro e naturalmente non si sono mai resi conto della situazione. Vedo molto potenziale per le strade a quattro corsie in campagna. Si potrebbe semplicemente trasformare una corsia in una pista ciclabile e introdurre una corsia a senso unico alternato per il traffico veicolare, in modo che in alcuni tratti sia sempre possibile superare in un senso di marcia.”

  • Pendolarismo con l’e-bike: massimo relax.

    “Le e-bike potrebbero rappresentare un’alternativa per la circolazione di molti pendolari. Le persone potrebbero anche cancellare il loro abbonamento in palestra, perché tanto faranno già ginnastica lungo la strada per andare al lavoro. Parola chiave: leasing di biciclette aziendali. Nel corso della mia ricerca, ho incontrato un uomo che di professione pulisce i vagoni ferroviari e non è esattamente ben pagato. Dopo un meticoloso confronto dei costi, ha eliminato la sua vecchia auto per procurarsi una buona bici a pedalata assistita. In un secondo momento ha persino annullato il suo abbonamento in palestra e, ciononostante, nel complesso è molto più rilassato. Se si guarda la mobilità dal punto di vista dei non privilegiati, in molti contesti l'auto deve essere subordinata a tante altre cose. L'elettromobilità più riuscita è quella che coinvolge le biciclette e la ferrovia. Secondo me le auto completamente elettriche, che in proporzione contribuiscono per circa il 2%, non possono ancora essere definite un successo.”

  • Un po’ più di libertà di scegliere come muoversi non guasterebbe.

    “Su invito dei giovani amministratori di due distretti diversi, ho avuto modo di tenere discorsi programmatici sulle mie idee per la mobilità nelle aree rurali. Sono padri di famiglia, portano i bambini a scuola in bicicletta e sperimentano da soli quanto questo possa sembrare pericoloso nel traffico rurale. Credo che, con il loro esempio, stia crescendo una generazione di politici che può fare la differenza direttamente sul campo. Hanno un approccio ai modelli familiari e di lavoro completamente diverso – tutto questo fa parte della mobilità, compreso il fatto che nelle diverse fasi della vita le circostanze cambiano e richiedono soluzioni diverse. Inoltre, penso che la libertà di scelta possa essere uno strumento di controllo. Si dà per scontato che le persone che guidano un’auto continueranno a farlo per sempre, ma che dire di chi non ha la patente? Che alternativa ha? Soprattutto nell’ambito della competizione tra le regioni, è importante offrire una buona mobilità per tutti e non solo per le persone dotate di un’auto. L'auto è un po’ un lusso. Solo la metà delle persone con posti di lavoro precari possiede un'auto e l'altra metà probabilmente preferirebbe tenere i soldi per vivere e vorrebbe poter gestire la mobilità in modo diverso, senza l’obbligo di lavorare soprattutto per mantenere la propria auto.”

  • Multimobilità: la soluzione non è mai un solo mezzo di trasporto.

    “Le competenze dei gestori dei trasporti pubblici e i membri dell'industria ciclistica e dei settori della mobilità affini dovrebbero riunirsi intorno a un unico tavolo e riflettere su come rendere obsoleta l'auto a livello di sistema. Un mezzo di trasporto da solo non sarà mai in grado di farlo. L'uso degli e-scooter non può sostituire in massa i trasferimenti in auto, ma può andar bene per raggiungere la stazione ferroviaria o per percorrere brevi distanze nelle aree rurali. I servizi pubblici però devono andare di pari passo con tutto questo. Invece di eliminare ciò che non rende, dobbiamo pensare che siamo un paese altamente evoluto e vogliamo garantire a tutti un certo livello di mobilità e di qualità della vita. Non si tratta di numeri. Perché il traffico automobilistico non rende più ormai da un’eternità oppure solo perché è la società a sostenere i costi che provoca.”

Katja Diehl © Amac Garbe
  • A proposito di Katja Diehl

    Katja Diehl è un'esperta di sostenibilità e mobilità. Con “She Drives Mobility” si concentra sulla mobilità del futuro, su un nuovo modo di lavorare e sulla diversità. La sua rete abbraccia il mondo di lingua tedesca, ma anche altri paesi europei.

    Per Katja “mobilità” non è un termine tecnico. Per lei si riferisce alla sfida globale di cambiare approcci e comportamenti. Per raggiungere questo obiettivo, vuole mantenere l'attenzione concentrata sulle persone e definire soluzioni sensate insieme alle persone che hanno bisogno di una mobilità diversa.

    Il libro di Katja
    “Autokorrektur – Mobilität für eine lebenswerte Welt”, edito da S. Fischer Verlage